martedì, ottobre 30, 2007

Dell'importanza che i bambini giochino

Premetto: non ho figli.
Non che questo cambi quello che sto per scrivere, ma ci tenevo a sottolinearlo.
Ma partiamo dall'inizio.
E per la precisione da domenica mattina. Come spesso accade, sono andato sulle mie amate montagne, proprio la mattina di domenica scorsa. Ora, dovete sapere, che nella zona in questione, c'è una strada che porta alla COLMA DI SORMANO, che è stata trasformata da qualche anno in un ottimo campo di allenamento (nonché di gara) per gli appassionati di SKIROLL, sport simile allo sci di fondo, ma praticato su strade asfaltate. E' uno sport abbastanza diffuso dalle mie parti (il mio prof. di educazione fisica alle medie è stato campione anche mondiale) e anche nel paese sopra citato, che ha dato i natali a giovani campioni in campo nazionale ed internazionale, ma non conosciutissimo. Ora, tra le altre cose è uno sport MOLTO faticoso, e la resistenza, è una delle doti necessarie per poterlo praticare proficuamente.
Vi chiederete che c'entra tutto ciò col titolo del post e con i bambini. Bhe, come dicevo, l'altra mattina la strada era piena di gente che praticava questo sport. L'80 se non il 90 percento era formato da bambini. A parte la pericolosità della cosa, in quanto la strada non è chiusa al traffico automobilistico e (ancor più pericoloso) neanche ai motocicli,e presenta parecchi tornantini, curve e curve cieche, ho visto alcuni di loro con dipinto sul viso la fatica, forse esagerata per bambini di quella età. Ma ciò che più mi da fastidio è vedere i loro genitori. Assistere a scene di quasi rimprovero per il tempo impiegato o per la tecnica non precisa, etc.etc. Capisco stimolare e motivare gli atleti, ma diamine, questi avevano dai sette-otto anni in su... E quindi, mi chiedo, è giusto? E' giusto spingere dei bambini, anzi, i propri figli a fare una fatica tale in così giovane età? E' giusto far rischiare loro di essere travolti da qualche auto?Ma, soprattutto, a che pro?
Io penso che sia più utile ai bambini giocare, a quell'età.Non skettinare su una strada trafficata, in salita, ad una temperatura di 5 gradi... Sia ben chiaro, non sono contro lo sport, anzi! Ma penso che sia meglio, soprattutto in un'età così giovane, fare magari uno sport di squadra, che può essere basket, pallavolo, calcio, in modo tale che il bambino socializzi anche con gli altri, e magari non venga a contatto solo con la filosofia del VINCERE, dell'essere IL MIGLIORE, ma che magari comprenda anche il bello di fare SQUADRA e dello stare assieme... Ma soprattutto del GIOCARE e del DIVERTIRSI... E vi parla uno che a 30 anni passati, esce ancora con i suoi compagni di squadra di quando aveva 13 anni...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bravo!! Hai anticipato il tema che viene trattato anche dal "Venerdì" di Repubblica dello scorso 23/11/07 che fa anche da copertina: c'è l'immagine di un bimbetto in spalla al papà che alza il dito medio...
Leggerlo è triste e sfiduciante...
Per fortuna cè chi lancia un messaggio positivo: Vincenzo Sarno il mini-Maradona che ha 11anni valeva già 120MILIONI... Ora ne ha 19 e nell'intervista dice"un altro Maradona non nascerà neanche fra duemila anni, a me basta diventare calciatore. Ai nuovi bimbi prodigio dò un consiglio: PENSATE SOLO A DIVERTIRVI, e LASCIATE PERDERE TUTTO IL RESTO."
Ilaria

Anonimo ha detto...

Concordo sul fatto che spesso sono i genitori a volere troppo dai figli. Si parla tanto di violenza negli stadi, ma se si andassero a vedere le partite di paese che fanno i bimbi a scuola calcio, si capirebbero molte e molte cose. D'altronde i bambini imparano dai grandi.
Il problema non è la competizione, anzi, a me hanno sempre insegnato che la sana competizione può essere uno stimolo a migliorarsi. Il problema è stabilire il limite per la parola "sana".
Io ho cominciato a fare pattinaggio artistico all'età di 4 anni (ed ho smesso ad 8 per problemi logistici). L'allenamento era molto duro, ma non c'era niente di "insano". E anche se si facevano le gare in cui ognuno gareggiava per sé, lo spirito di gruppo non è mai mancato. Ma tutto dipende sempre dai famosi "grandi". Il nostro "maestro" era tremendo per noi bambini, ma i genitori non si intromettevano mai. Oggi mi pare che ci voglia più pazienza coi genitori che con i bambini.
La fatica non è sempre negativa, può insegnarti che nella vita non tutto è a portata di mano. L'importante è lasciare che tuo figlio segua i suoi obiettivi e non i tuoi (e soprattutto quelli che non hai potuto raggiungere tu). E' difficile, ma si può fare.

Stefania F.

(www.myspace.com/morethanwords_sf - per capirci ^_^)