lunedì, gennaio 21, 2008

E, finalmente, ZERO!!!





Il luogo deciso per l'incontro, era gremito di persone.
Il passaparola aveva funzionato, e in molti avevano risposto alla chiamata.
Teste e spalle che dondolavano nella semioscurità, che confondeva i profili e i volti. Sconosciuti, spersonalizzati, uno accanto all'altro. Uno appoggiato all'altro, quasi a volersi sostenere a vicenda.
Ogni tanto qualche gridolino, qualcuno impaziente che il rito avesse inizio...
E poi, improvvisamente, il momento arrivò.
La Sacerdotessa, cinta di chiare vesti, stava salendo all'altare, seguita, preceduta, quasi avvolta e protetta, dai suoi quattro discepoli prediletti, indispensabili perché il rito avesse luogo ed effetto.
La tensione per l'attesa, che era andata montando in tutto quel tempo, scoppiò in grida scomposte che inneggiavano alla Sacerdotesssa... Lei, ritta, là, in mezzo all'altare sopraelevato, guardava la gente raccolta attorno a Lei con amore. E la folla era lì... La guardava, la ammirava... Stava aspettando solo una sua parola.
E poi tutto ebbe inizio.
Con l'elettricità del fulmine, il fragore del tuono, l'impeto del vento, la ruvidità della pietra, il rito iniziò! La folla catapultata in un attimo nella trance collettiva...
La Sacerdotessa, con le sue mani, le sue dita veloci, la sua voce che passava dall'essere suadente al graffiante, dava il movimento alla folla. Completamente in suo potere. Avesse ordinato qualsiasi cosa, la folla l'avrebbe fatto. Ed allora diede il permesso di danzare. E la folla danzò, ipnotizzata dalla lunga chioma fulva della Sacerdotessa, che agitava come una frusta che domasse la moltitudine. E poi improvvisamente, rapita da quello sguardo pieno d'amore, di rabbia, di dolcezza, di determinazione la folla si acquietò. Ma era semplicemente la calma che precede la tempesta... Una tempesta che la Sacerdotessa sapeva governare e guidare sapientemente, fino a far salire gli adepti più fervidi sull'altare con Lei... E poi, tutto finì.
Il rito aveva avuto luogo. Ma soprattutto aveva avuto effetto. Perché nessuno, tra i presenti, sarebbe stato più lo stesso, dopo quella notte.







Tanti, nei giorni precedenti, mi han detto che sarebbe stata una sciocchezza.
Tanti lo pensano tutt'ora. Farsi più di 600 km, per cosa? Per sentire delle band suonare? Per vedere gente che hai visto semplicemente dietro un freddo schermo? E poi son cose che, mi si dice, potevo fare 10 anni fa...
Ma io sono un testone. E sabato mi son svegliato alle 5.00, mi son fatto 600 km in treno, ho visitato una città che sto iniziando davvero ad amare, e sono andato a vivere delle emozioni che mi hanno ripagato di tutta questa fatica. Avevo fatto una promessa ad una persona. Sì, una persona conosciuta solo dietro un freddo schermo... Ma non chiedetemi perché, non saprei rispondervi, ci tengo a quella persona. Sabato quella persona m'ha dato tanto. Senza bisogno di cercare di spiegarlo a parole. Io lo so questo. Ed ora lo saprà probabilmente anche lei...
E, tra le altre cose, sono orgoglioso di esserci stato. E' come quelle persone che una sera avranno sentito suonare dei ragazzotti in un locale di Liverpool, il The Cavern, ed avran pensato "Caspita, questi spaccano... Secondo me diventeranno qualcuno...".
Ecco, io sabato ho avuto la stessa sensazione, guardando negli occhi la persona che stava lì immobile in mezzo al palco, mentre il pianoforte picchiava nella testa...
Bene, quando la mia città sarà tappezzata dai loro manifesti, io dirò orgoglioso agli amici: "Io c'ero quel 19 gennaio..." E voi? Dov'eravate?

(Si ringrazia per la foto ILENIA VOLPE e per il logo EMIANZ)